“In guerra ci si va tutti; ma non tutti ci vanno volontari…” dicevano i nostri nonni che, cento anni fa, combatterono la Grande Guerra patriottica. Nelle trincee e nel macello dei campi di battaglia si forgiarono gli italiani. Ma fu anche la Grande epopea della Croce Rossa che partecipò all’immane sacrificio in tutti gli eserciti belligeranti, ma col fine di salvare vite e non di estinguerle. Molti persero la loro vita in questa nobile missione. Erano tutti volontari.Le guerre che vale la pena di combattere sono quelle che non usano le armi, quelle che salvano vite anziché spezzarle. Questa è la nostra scelta di vita. La scelta di ogni persona che sceglie di dedicarsi al volontariato, con qualunque organizzazione, per tutta la sua esistenza o anche per un solo minuto. In una società in cui siamo bombardati da messaggi che esaltano i vincenti e disprezzano i perdenti, in cui non bisogna fermarsi dinanzi a nulla pur di emergere, prevaricare, fare carriera, passando sul cadavere dei propri colleghi o del proprio prossimo pur di riuscire, spingendo gli altri ai margini, disprezzando i deboli, i bisognosi e i malati, chi si dedica al volontariato è un pazzo oppure un eroe. Ed io, anche se non mi piace questa definizione, preferisco pensare che sia un eroe.

La Croce Rossa è la più grande organizzazione di volontariato del mondo, il più grande network umanitario. La Croce Rossa appartiene ai volontari, e qualunque autorevolezza si basa sull’essere volontario, sulla scelta etica. Bisogna ricordare questo ogni sacrosanto giorno e lo devono ricordare tutti e soprattutto chi sta più in alto.Non è una rinuncia, ma un privilegio. Chiunque faccia sinceramente volontariato, chiunque sia volontario per scelta e non per mestiere (una contraddizione in termini!), sa che dal volontariato si riceve più di quanto si dà. 
Il volontariato, come settore, supplisce a volte alle lacune dei servizi pubblici e in situazioni complesse svolge un ruolo irrinunciabile di sostegno e di affiancamento per aiutare le istituzioni a rispondere alle necessità primarie dei cittadini che rappresentano.

La raccolta e la distribuzione di beni alimentari – ad esempio – come la raccolta e distribuzione di farmaci di prima necessità che fanno le organizzazioni di volontariato, salvano vite di persone che vivendo ai margini della società non sono raggiunte dalle istituzioni, non sanno spesso nemmeno a quale istituzione rivolgersi o se ne hanno diritto. Sopravvivono perché i volontari li vanno a cercare. I volontari sono quelli che percorrono l’ultimo miglio, quello dove si trova chi è così ai margini che le istituzioni non ne percepiscono nemmeno l’esistenza.
Per questo dobbiamo cogliere l’opportunità che offre questa giornata mondiale del volontariato istituita dalle Nazioni Unite, per sensibilizzare la politica e la società, ognuno nel suo ambito e secondo le proprie possibilità, affinché al volontariato sia riconosciuto il suo ruolo essenziale e affinché vengano studiate e implementate misure che sostengano e permettono all’attività di volontariato, in ogni sua forma e dimensione, di crescere ed espandersi sempre di più.Facciamo in modo che questa giornata sia un trampolino di lancio per una nuova consapevolezza e un faro di attenzione per tutti quelli, e sono una moltitudine, per i quali la giornata del volontariato è 365 giorni l’anno.

International Volunteer Day (IVD) 2018, “Volunteers build Resilient Communities”, recognizes volunteers worldwide – with a special focus on local community volunteers – who contribute to making their communities more resilient against natural disasters, economic stresses and political shocks. The campaign theme combines the recognition of volunteers with concrete evidence from the State of the World’s Volunteerism Report (SWVR) 2018.

#IVD2018 focuses on the values of volunteerism through the appreciation of local volunteers, including the marginalized groups and women, who make up nearly 60 per cent of volunteers worldwide, and their impact on building #ResilientCommunities.