“L’assenza di rispetto per chi è diverso da noi, fenomeno cui assistiamo sempre più spesso in questi ultimi tempi, è molto preoccupante. Sin dalla sua nascita nel XIX secolo, la Croce Rossa ha cercato di dare dignità e rispetto all’umanità e all’identità di ciascuna nazione, di ciascun popolo. Oggi, tuttavia, siamo in grande difficoltà sia a livello nazionale che internazionale. La paura dello sconosciuto sta prevalendo, alimentata da una narrativa sempre più tossica. Ecco perché è importante ricordarsi della nostra storia, riappropriarci delle nostre radici”. Con queste parole il Presidente della Croce Rossa Italiana, Francesco Rocca, ha aperto la “Cerimonia commemorativa dell’abolizione della tortura e della pena di morte dall’ordinamento penale toscano ad opera del Granduca Pietro Leopoldo”, iniziativa per celebrare un’importante attività propedeutica, e risalente a quasi un secolo prima, alle Convenzioni di Ginevra.

La Commemorazione

La commemorazione si è tenuta nella sede CRI di via Toscana, alla presenza del Granduca Sigismondo d’Asburgo Lorena e di una serie di accademici, alti prelati e personalità della Croce Rossa come l’Ispettrice Nazionale delle Infermiere Volontarie, Emilia Scarcella, e il Presidente della Croce Rossa Toscana, Francesco Caponi. L’evento è stata l’occasione per conferire la Medaglia al Merito della Croce Rossa a Sigismondo d’Asburgo Lorena. La Casa di Toscana, dal canto suo, ha voluto conferire la Medaglia d’Oro di benemerenza dell’Ordine di Santo Stefano alla Bandiera della Croce Rossa Italiana. 

L’Operato dei Lorena in Toscana

Mons. Scarabelli, ospite della delegazione, ha ricordato: “I Lorena, in Toscana come in Italia, sono stati grandi riformisti illuminati per tutto l’800. L’ambito legislativo che celebriamo oggi aveva un più ampio riflesso: ecclesiastico, agrario, sociale, forestale, industriale. Questi importanti interventi proseguirono fino al 1876, dopo l’Unità d’Italia”.

Il Principe di San Donato

Il Presidente della CRI Toscana, Francesco Caponi, ha raccontato della figura del Principe di San Donato, Anatoli Demidoff, nato a Firenze e residente in Russia. “Dunant, nel 1863, convoca una conferenza per tutti i governi d’Europa, in anticipo su quella che porta alla Prima Convenzione di Ginevra. Il Principe doveva rappresentare la Russia ma si ammala e scrive, perciò, una lettera a Dunant dove gli chiede di ricordarsi anche dei prigionieri di guerra, a dimostrazione che in Toscana furono gettati i semi dell’umanitarismo moderno”.